Oggi assistiamo ad un maggiore coinvolgimento dei padri nella vita dei ragazzi. I ritmi quotidiani appaiono sempre più frenetici e, soprattutto nelle famiglie dove lavorano entrambi i genitori, sono spesso i papà a cambiare i pannolini, accompagnare i bambini a scuola e dedicare loro del tempo di qualità.
Possiamo dire che si è concluso il periodo del padre-padrone, in cui il papà era considerato solo una figura autorevole, poco comprensiva ma anzi punitiva ed osserviamo un nuovo papà a cui piace dedicarsi all’educazione dei figli.
Bianca (12 anni) si reca allo sportello d’ascolto presente nella sua scuola e racconta di quanto sia importante per lei tornare a casa e sapere che c’è il papà ad aspettarla per pranzare insieme, quindi di quanto sia forte in lei il bisogno di affidarsi a lui. Aggiunge inoltre di come sia proprio il padre, quando lei invita degli amici in casa, ad intrattenerli proponendo loro giochi e prove di cucina.
Come affermato dallo psicoanalista ungherese Fonagy (2001) il padre in quanto terzo elemento rispetto alla diade madre-bambino, fornisce al bambino una prospettiva ulteriore su se stesso e gli consente di pensare a se stesso in relazione all’altro. Dunque la sicurezza rimandata da una figura paterna stabile e affidabile è fondamentale per lo sviluppo relazionale dei giovani, per la costruzione della loro identità, della stima e del senso di autoefficacia.
Il riconoscimento dell’influenza dei padri sullo sviluppo della personalità dei propri figli dovrebbe, inoltre, favorire la riduzione dell’incidenza dell’ancestrale “colpa della madre” spesso riconosciuta come unica responsabile delle difficoltà di adattamento o disadattamento dei figli. Dunque l’amore paterno, reale o simbolico che sia, appare fondamentale per lo sviluppo dell’individuo.
La funzione paterna oggi
Oggi assistiamo ad un maggiore coinvolgimento dei padri nella vita dei ragazzi. I ritmi quotidiani appaiono sempre più frenetici e, soprattutto nelle famiglie dove lavorano entrambi i genitori, sono spesso i papà a cambiare i pannolini, accompagnare i bambini a scuola e dedicare loro del tempo di qualità.
Possiamo dire che si è concluso il periodo del padre-padrone, in cui il papà era considerato solo una figura autorevole, poco comprensiva ma anzi punitiva ed osserviamo un nuovo papà a cui piace dedicarsi all’educazione dei figli.
Bianca (12 anni) si reca allo sportello d’ascolto presente nella sua scuola e racconta di quanto sia importante per lei tornare a casa e sapere che c’è il papà ad aspettarla per pranzare insieme, quindi di quanto sia forte in lei il bisogno di affidarsi a lui. Aggiunge inoltre di come sia proprio il padre, quando lei invita degli amici in casa, ad intrattenerli proponendo loro giochi e prove di cucina.
Come affermato dallo psicoanalista ungherese Fonagy (2001) il padre in quanto terzo elemento rispetto alla diade madre-bambino, fornisce al bambino una prospettiva ulteriore su se stesso e gli consente di pensare a se stesso in relazione all’altro. Dunque la sicurezza rimandata da una figura paterna stabile e affidabile è fondamentale per lo sviluppo relazionale dei giovani, per la costruzione della loro identità, della stima e del senso di autoefficacia.
Il riconoscimento dell’influenza dei padri sullo sviluppo della personalità dei propri figli dovrebbe, inoltre, favorire la riduzione dell’incidenza dell’ancestrale “colpa della madre” spesso riconosciuta come unica responsabile delle difficoltà di adattamento o disadattamento dei figli. Dunque l’amore paterno, reale o simbolico che sia, appare fondamentale per lo sviluppo dell’individuo.