Bruno Bettelheim, famoso psicoanalista austriaco, nel suo libro “Un genitore quasi perfetto” (1987) afferma che il segreto per essere un buon genitore si può scoprire cercando di comprendere le ragioni dei figli, provando a mettersi nei loro panni, costruendo con loro un profondo e duraturo rapporto di comunicazione emotiva e affettiva.
Vi racconto una scena a cui ho assistito durante un’osservazione madre bambino. Davanti all’ennesimo capriccio, la mamma perde la pazienza nei confronti di suo figlio di 4 anni e, reagendo d’impulso, gli dà una sculacciata. Il bambino scoppia a piangere, poi si calma, si rivolge alla mamma e le dice “mamma, non si danno le botte”, facendo notare alla donna di non essere stata coerente. I bambini, non avendo ancora esperienza del mondo, si rifanno ai comportamenti dei genitori.
Di fatto mamma e papà sono l’esempio. È importante, quindi, sapersi scusare in maniera adeguata, riconoscendo l’errore commesso e cercando di correggerlo senza il timore di vergognarsi o magari di perdere il proprio ruolo. Chiedere scusa ad un figlio è un grande insegnamento che denota anche rispetto nei confronti delle altrui opinioni e consente di ricostruire, là dove vacilli, un clima di fiducia.
Mostrare quindi per primi, in qualità di adulti, un atteggiamento empatico porta il bambino ad imparare a comunicare ciò che prova, a non trattenere le proprie emozioni ed a capire, fin da subito, che può esprimere liberamente i suoi sentimenti senza preoccuparsi di sentirsi giudicato o di apparire debole. Riparare ad un gesto compiuto o ad una frase spiacevole detta è motivo di riflessione anche per il genitore che, così facendo, ragiona sulle proprie competenze genitoriali, sulla capacità di fare attenzione ai bisogni del figlio e di saper essere una guida ed un supporto valido al suo sviluppo.
Anche i genitori sbagliano e chiedono scusa!
Bruno Bettelheim, famoso psicoanalista austriaco, nel suo libro “Un genitore quasi perfetto” (1987) afferma che il segreto per essere un buon genitore si può scoprire cercando di comprendere le ragioni dei figli, provando a mettersi nei loro panni, costruendo con loro un profondo e duraturo rapporto di comunicazione emotiva e affettiva.
Vi racconto una scena a cui ho assistito durante un’osservazione madre bambino. Davanti all’ennesimo capriccio, la mamma perde la pazienza nei confronti di suo figlio di 4 anni e, reagendo d’impulso, gli dà una sculacciata. Il bambino scoppia a piangere, poi si calma, si rivolge alla mamma e le dice “mamma, non si danno le botte”, facendo notare alla donna di non essere stata coerente. I bambini, non avendo ancora esperienza del mondo, si rifanno ai comportamenti dei genitori.
Di fatto mamma e papà sono l’esempio. È importante, quindi, sapersi scusare in maniera adeguata, riconoscendo l’errore commesso e cercando di correggerlo senza il timore di vergognarsi o magari di perdere il proprio ruolo. Chiedere scusa ad un figlio è un grande insegnamento che denota anche rispetto nei confronti delle altrui opinioni e consente di ricostruire, là dove vacilli, un clima di fiducia.
Mostrare quindi per primi, in qualità di adulti, un atteggiamento empatico porta il bambino ad imparare a comunicare ciò che prova, a non trattenere le proprie emozioni ed a capire, fin da subito, che può esprimere liberamente i suoi sentimenti senza preoccuparsi di sentirsi giudicato o di apparire debole. Riparare ad un gesto compiuto o ad una frase spiacevole detta è motivo di riflessione anche per il genitore che, così facendo, ragiona sulle proprie competenze genitoriali, sulla capacità di fare attenzione ai bisogni del figlio e di saper essere una guida ed un supporto valido al suo sviluppo.